sabato 12 giugno 2010
Le immagini sono silenziose, proprio perchè qui il silenzio è inconcepibile. Non vi è silenzio al fronte, e il dominio del fronte giunge così lontano che non ci avviene mai di uscirne. Anche nei depositi arretrati e nei quartieri di riposo il ronzio, sordo brontolio del fuoco lontano persistono nelle nostre orecchie. Non ci si porta mai così indietro che si arrivi a non sentirlo più- In questi giorni poi è insopportabile.
E il silenzio fa sì che le immagini del passato non suscitino desideri ma tristezza, una enorme sconsolata malinconia. Quelle cose care furono, ma non torneranno mai più. Sono passate, sono un mondo divers, perduto per sempre. Finchè eravamo in caserma destavano in noi una selvaggia e ribelle bramosia, perchè erano ancora congiunte a noi, ci appartenevano e noi appartenevamo ad esse, quantunque ne fossimo separati.
Ma qui in trincea quel mondo si è perduto. Il ricordo non sorge più; noi siamo morti, ed esso ci appare lontano all'orizzonte come un fantasma, come un enigmatico riflesso, che ci tormenta e che temiamo e che amiamo senza speranza. Forte senza dubbio, come la nostra bramosia ma irrealizzabile, e noi lo sappiamo. Un'aspirazione vana, come sarebbe quella di diventar generale.
E se anche ce lo restituissero, questo paesaggio della nostra gioventù, non sapremmo più bene che farne. Le delicate e misteriose energie, che da esso si trasfondevano in noi, non possono rinascere. Noi vi potremmo bensì vivere, circolare, ricordarci in esso, ed amarlo e commuoverci alla sua vista; ma sarebbe la stessa cosa di quando guardiamo la fotografia d'un compagno morto: sono i suoi tratti, è il suo volto, e i giorni che abbiamo passati insieme riacquistano nella memoria una vita fittizia: ma non è lui.
Non saremo mai più legati al nostro dolce paese, come fummo un tempo. Non era già la conoscenza della sua bellezza nè del suo carattere quella che ci attirava, ma senso di comunanza, questa fraternità nostra con le cose e con gli eventi della nostra vita, e ci separava dal resto e ci rendeva un poco incmprensibile anche il mondo dei nostri genitori: perché, non so come, eravamo sempre e teneramente abbandonati, perduti in quell'amore, e la più piccola cosa ci conduceva sempre sul sentiero dell'infinito. Era, forse, il privilegio della nostra giovinezza? Noi non vedevamo limiti, il mondo intorno a noi non aveva fine, e nel sangue palpitava l'attesa che ci faceva una cosa solo con lo scorrere dei nostri giorni.
Oggi nella patria della nostra giovinezza noi si camminerebbe come viaggiatori di passaggio: gli eventi ci hanno consumati; siamo divenuti accorti come mercanti, brutali come macellai. Non siamo più spensierati ma atrocemente indifferenti. Sapremmo forse vivere, nella dolce terra: ma quale vita? Abbandonati come fanciulli, disillusi come vecchi, siamo rozzi, tristi, superficiali. Io penso che siamo perduti."
[Remaque, Niente di nuvo sul fronte occidentale]
Uff..che fatica, che lungo! Ma n'è valsa la pena ch'è proprio bello. Se vi capita, e non l'avete ancora fatto, leggetevi il libro.
ciao
domenica 30 maggio 2010
memento
“Sorella mia! Hai udito mai i defunti parlare dalla tomba?
Son morta! La tua povera Maria è morta. M'hanno distesa sul cataletto, m'hanno coperto del drappo mortuario, hanno recitato il requiem, le campane hanno suonato... Mi pare che qualche cosa di funereo mi pesi sull'anima, e che le mie membra sieno inerti. Fra me e il mondo, la natura, la vita, c'è qualche cosa di più pesante di una lapide, di più muto di una tomba.
E' uno spettacolo che atterrisce! La morte fra il rigoglio della vita, fra il tumulto delle passioni, il corpo che vede morire l'anima, la materia che sopravvive allo spirito!
Apro gli occhi come trasognata; spingo lo sguardo nell'immensità, fra quel buio, quel silenzio, quella quiete inerte... Tutto è ad una immensurabile distanza. Ti vedo come in un sogno, al di là dei confini della realtà... Sei tu che sei svanita nel vuoto, oppure sono io che mi son smarrita nel nulla?”
[Verga, Storia di una capinera]
...per non perdere queste righe, a mio parere, molto belle.
martedì 25 maggio 2010
Relazione di I. Crippa: la realizzazione di sé tra illusione e raziocinio
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venerdì 21 maggio 2010
Pubblicazione delle relazioni
martedì 18 maggio 2010
Blog aperto: decisione
domenica 16 maggio 2010
M. Martone inscena le Operette morali
G. Milella Gonzalez: la voce di Leopardi nei personaggi delle Operette
Relazione di M. Tussi: il riso nelle Operette, in Luciano e in Gogol
Per chi non avesse a disposizione il testo dei Dialoghi dei morti di Luciano, ricordiamo come sia reperibile su Wikisource.
sabato 15 maggio 2010
Pubblicazione delle relazioni scritte: avviso a tutti gli iscritti al seminario
Le relazioni si trovano sotto l'etichetta "esercitazioni studenti".
Per ogni evenienza contattare gli amministratori del blog ai recapiti noti.