SCALETTA
(per chiarimenti ed approfondimenti sulla mia relazione, data la sinteticità della scaletta, dovuta al fatto di darvi solo un ordine mentale per la mia, già avvenuta, relazione orale, sono molto lieta di essere contattata)
FONTI: Saggio "Il riso di Nietzsche e il riso di Leopardi" di Antimo Negri raccolto nella dispensa dei materiali di questo laboratorio da pag. 65 a pag. 86; aforismi nietzschani tratti da La volontà di potenza e da La gaia scienza (purtroppo ho dovuto fare una cernita assai magra). Durante la scaletta preciserò i numeri dei vari aforismi.
1) PREMESSA (MOLTO IMPORTANTE)
Al fine di comprendere adeguatamente il pensiero di Nietzsche, senza incappare in frequenti fraintendimenti e travisamenti, ci sarebbe voluta una introduzione al suo pensiero. Sicuramente anche per Leopardi varrebbe lo stesso; tuttavia mi sono espressa solo su Nietzsche, in quanto, anche grazie ad un corso universitario di Ermeneutica Filosofica, ho approfondito veramente bene questo mirabile, ardito intellettualmente, autore.
2) (SOLO) APPARENTE LONTANANZA TRA LE DUE INTERPRETAZIONI DEL RISO
Si intende, tra il riso "aureo, ilare, giullaresco, gaio, giocondo, dionisiaco" di Nietzsche e il riso "disperato" (tale aggettivo è da usarsi molto cautamente) di Leopardi.
3) IN REALTÀ, CON UN MAGGIOR APPROFONDIMENTO, SI NOTA CHE LE DUE INTERPRETAZIONI DEL RISO PARTONO DA ALCUNI PRESUPPOSTI IN COMUNE.
Essi sono:
- Comune critica alla scienza fisico-matematica, al determinismo meccanicistico.
"prestiti", "leggi", "predicati", "scienza umanizzata"; aforisma 565 (le ultime cinque righe) tratto dalla Volontà di potenza.
- Contrapposizione tra mondo umano e leggi umane (ILLUSIONE) e mondo naturale e leggi mondane (per i due autori la scienza ha scoperto il mondo umano, forse, non di certo il naturale!)
Qui, però, urge fare una importantissima precisazione, ovvero che Leopardi rimane, comunque, forse per la sua esperienza sensistica ed empiristica, un realista (anche se, poi vedremo, Negri farà giungere anche Leopardi ad esiti di nichilismo prospettico e costruttivo) mentre Nietzsche riduce tutto il mondo a "favola". Nietzsche è nichilista (preciso che Nietzsche tramite il suo fondamentale motivo dell "esperimento della vita" dice sì alla vita!! Il suo è un nichilismo costruttivista), antirealista, antipositivista, antikantiano. Fondamentale qui introdurre la sua teoria del Prospettivismo (aforisma 481 della Volontà di potenza). La Gaia scienza è il CONTRARIO della scienza matematica, fisica, esatta. In Nietzsche si deve, doverosamente, sostituire il termine "scoperta" col termine "invenzione".
4) DOVE È CHE SCOPPIA IL LORO RISO, ALLORA?
Davanti alla INCONGRUENZA tra il mondo reale e il cosmo scientifico-meccanicistico.
5) CRITICHE DI LEOPARDI AL PENSIERO SCIENTIFICO-MECCANICISTICO
Ora soffermiamoci su alcune critiche leopardiane (le quali non mancano assolutamente in Nietzsche, ANZI!!) su tali temi. Termini o espressioni chiave in Leopardi: SISTEMI delle cose che ACCOMODANO a sé le cose), IMMAGINAZIONE, CREDENZA, CRITICA AL CONCETTO DI CAUSA, "SISTEMA NATURALE", "ASSUEFAZIONE", "ASSUEFABILITA'", "ABITUDINE", "CONSUETUDINE".
Per comprendere tali citazioni leggete tutti i frammenti di Leopardi (in cui potete contestualizzare cronologicamente il suo pensiero) presenti nel saggio di Negri a pag. 69, 70, 71, 72, 73 e integrateli con i seguenti aforismi: 110 (Gaia scienza, leggete le tre righe in cui è scritto in carattere diverso il termine "forza"), 283 (leggete l 'ultima parte,da qualche riga prima del termine Vesuvio fino alla fine, Gaia scienza), 112 (Gaia scienza), 482, 483 (Volontà di Potenza).
6) IL GIOVANE LEOPARDI MECCANICISTA...
Negri ricorda però che il Leopardi di Storia della astronomia del 1813 credeva, invece, alla perfetta congruenza tra il sistema della cose e il mondo natuale delle cose. L'astronomia, per Leopardi, può vantare la scoperta di determinare le cause (corrette) dei fenomeni naturali.
7) ... UNA PARENTESI, SECONDO A. NEGRI
Tuttavia, per Negri, questa è una parentesi illuminista del pensiero leopardiano. Infatti con il Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica del 1818 si può vedere come Leopardi ritorni alle sue tesi precendenti la "fase illuminista". Leopardi qui dice che la scienza non fa altro che togliere tutto il "poetico e meraviglioso" alla vita. Per esprimerci come Nietzsche si potrebbe dire che Leopardi lamenta questi usi di mantelli apollinei della scienza esatta che non fanno altro che cercare di rendere uguale il disuguale, omogeneo l'eterogeneo, calcolabile l'incalcolabile, preciso il non preciso, misurato l'immisurabile, apollineo il dionisiaco.
Il Leopardi del Discorso fa proprio infatti il seguente frammento eracliteo: "La natura non si palesa ma si nasconde" e in un passo (già dato come riferimento) a pag. 73 del saggio di Negri Leopardi si mostra antiparmenideo. Quasi alla fine di pag. 77 del saggio si può leggere un passo di Leopardi che rimanda a quella condizione artificiata, falsificata della scienza. Ecco che nel Canto notturno di un pastore errante della Asia (pag. 78 del saggio) ritornano i PERCHÉ UMANI, le DOMANDE cardine ed esistenziali della filosofia stessa che si contrapponogono alle SUPERBE AFFERMAZIONI della scienza fisico-matematica.
8) IDENTITÀ DELL'ORIGINE DEL RISO IN LEOPARDI E NIETZSCHE
Nell'ultima parte del saggio, Negri afferma che il riso leopardiano e il riso del poeta e filosofo tedesco hanno lo stesso "nascimento". Entrambi nascono, in realtà, dall'oblio, dalla dimenticanza del vero. Leopardi sostiene proprio che solo così può nascere l'allegrezza (passo di pag. 80-81 del saggio). Leopardi nel 1821 sostiene che la condizione di solitudine, di noncuranza dagli affari umani è necessaria al fine di interpretare meglio gli affari medesimi. Se leggete il passo tratto dal Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare presente a pag. 85 del saggio, potete ben capire perché Negri porti Leopardi ad esiti nichilistici, prospettici, ermeneutici, costruttivistici, euristici come è in Nietzsche.
Infatti qui Leopardi fa proprie espressioni come "formarsi a suo modo", "crearsi un mondo", che denotano proprio quella vis poietica, creativa, prospettica e nichilista costruttivista che han permesso al poeta e filosofo tedesco di creare La Gaia scienza e al poeta filosofo italiano la Poesia.
(per chiarimenti ed approfondimenti sulla mia relazione, data la sinteticità della scaletta, dovuta al fatto di darvi solo un ordine mentale per la mia, già avvenuta, relazione orale, sono molto lieta di essere contattata)
FONTI: Saggio "Il riso di Nietzsche e il riso di Leopardi" di Antimo Negri raccolto nella dispensa dei materiali di questo laboratorio da pag. 65 a pag. 86; aforismi nietzschani tratti da La volontà di potenza e da La gaia scienza (purtroppo ho dovuto fare una cernita assai magra). Durante la scaletta preciserò i numeri dei vari aforismi.
1) PREMESSA (MOLTO IMPORTANTE)
Al fine di comprendere adeguatamente il pensiero di Nietzsche, senza incappare in frequenti fraintendimenti e travisamenti, ci sarebbe voluta una introduzione al suo pensiero. Sicuramente anche per Leopardi varrebbe lo stesso; tuttavia mi sono espressa solo su Nietzsche, in quanto, anche grazie ad un corso universitario di Ermeneutica Filosofica, ho approfondito veramente bene questo mirabile, ardito intellettualmente, autore.
2) (SOLO) APPARENTE LONTANANZA TRA LE DUE INTERPRETAZIONI DEL RISO
Si intende, tra il riso "aureo, ilare, giullaresco, gaio, giocondo, dionisiaco" di Nietzsche e il riso "disperato" (tale aggettivo è da usarsi molto cautamente) di Leopardi.
3) IN REALTÀ, CON UN MAGGIOR APPROFONDIMENTO, SI NOTA CHE LE DUE INTERPRETAZIONI DEL RISO PARTONO DA ALCUNI PRESUPPOSTI IN COMUNE.
Essi sono:
- Comune critica alla scienza fisico-matematica, al determinismo meccanicistico.
"prestiti", "leggi", "predicati", "scienza umanizzata"; aforisma 565 (le ultime cinque righe) tratto dalla Volontà di potenza.
- Contrapposizione tra mondo umano e leggi umane (ILLUSIONE) e mondo naturale e leggi mondane (per i due autori la scienza ha scoperto il mondo umano, forse, non di certo il naturale!)
Qui, però, urge fare una importantissima precisazione, ovvero che Leopardi rimane, comunque, forse per la sua esperienza sensistica ed empiristica, un realista (anche se, poi vedremo, Negri farà giungere anche Leopardi ad esiti di nichilismo prospettico e costruttivo) mentre Nietzsche riduce tutto il mondo a "favola". Nietzsche è nichilista (preciso che Nietzsche tramite il suo fondamentale motivo dell "esperimento della vita" dice sì alla vita!! Il suo è un nichilismo costruttivista), antirealista, antipositivista, antikantiano. Fondamentale qui introdurre la sua teoria del Prospettivismo (aforisma 481 della Volontà di potenza). La Gaia scienza è il CONTRARIO della scienza matematica, fisica, esatta. In Nietzsche si deve, doverosamente, sostituire il termine "scoperta" col termine "invenzione".
4) DOVE È CHE SCOPPIA IL LORO RISO, ALLORA?
Davanti alla INCONGRUENZA tra il mondo reale e il cosmo scientifico-meccanicistico.
5) CRITICHE DI LEOPARDI AL PENSIERO SCIENTIFICO-MECCANICISTICO
Ora soffermiamoci su alcune critiche leopardiane (le quali non mancano assolutamente in Nietzsche, ANZI!!) su tali temi. Termini o espressioni chiave in Leopardi: SISTEMI delle cose che ACCOMODANO a sé le cose), IMMAGINAZIONE, CREDENZA, CRITICA AL CONCETTO DI CAUSA, "SISTEMA NATURALE", "ASSUEFAZIONE", "ASSUEFABILITA'", "ABITUDINE", "CONSUETUDINE".
Per comprendere tali citazioni leggete tutti i frammenti di Leopardi (in cui potete contestualizzare cronologicamente il suo pensiero) presenti nel saggio di Negri a pag. 69, 70, 71, 72, 73 e integrateli con i seguenti aforismi: 110 (Gaia scienza, leggete le tre righe in cui è scritto in carattere diverso il termine "forza"), 283 (leggete l 'ultima parte,da qualche riga prima del termine Vesuvio fino alla fine, Gaia scienza), 112 (Gaia scienza), 482, 483 (Volontà di Potenza).
6) IL GIOVANE LEOPARDI MECCANICISTA...
Negri ricorda però che il Leopardi di Storia della astronomia del 1813 credeva, invece, alla perfetta congruenza tra il sistema della cose e il mondo natuale delle cose. L'astronomia, per Leopardi, può vantare la scoperta di determinare le cause (corrette) dei fenomeni naturali.
7) ... UNA PARENTESI, SECONDO A. NEGRI
Tuttavia, per Negri, questa è una parentesi illuminista del pensiero leopardiano. Infatti con il Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica del 1818 si può vedere come Leopardi ritorni alle sue tesi precendenti la "fase illuminista". Leopardi qui dice che la scienza non fa altro che togliere tutto il "poetico e meraviglioso" alla vita. Per esprimerci come Nietzsche si potrebbe dire che Leopardi lamenta questi usi di mantelli apollinei della scienza esatta che non fanno altro che cercare di rendere uguale il disuguale, omogeneo l'eterogeneo, calcolabile l'incalcolabile, preciso il non preciso, misurato l'immisurabile, apollineo il dionisiaco.
Il Leopardi del Discorso fa proprio infatti il seguente frammento eracliteo: "La natura non si palesa ma si nasconde" e in un passo (già dato come riferimento) a pag. 73 del saggio di Negri Leopardi si mostra antiparmenideo. Quasi alla fine di pag. 77 del saggio si può leggere un passo di Leopardi che rimanda a quella condizione artificiata, falsificata della scienza. Ecco che nel Canto notturno di un pastore errante della Asia (pag. 78 del saggio) ritornano i PERCHÉ UMANI, le DOMANDE cardine ed esistenziali della filosofia stessa che si contrapponogono alle SUPERBE AFFERMAZIONI della scienza fisico-matematica.
8) IDENTITÀ DELL'ORIGINE DEL RISO IN LEOPARDI E NIETZSCHE
Nell'ultima parte del saggio, Negri afferma che il riso leopardiano e il riso del poeta e filosofo tedesco hanno lo stesso "nascimento". Entrambi nascono, in realtà, dall'oblio, dalla dimenticanza del vero. Leopardi sostiene proprio che solo così può nascere l'allegrezza (passo di pag. 80-81 del saggio). Leopardi nel 1821 sostiene che la condizione di solitudine, di noncuranza dagli affari umani è necessaria al fine di interpretare meglio gli affari medesimi. Se leggete il passo tratto dal Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare presente a pag. 85 del saggio, potete ben capire perché Negri porti Leopardi ad esiti nichilistici, prospettici, ermeneutici, costruttivistici, euristici come è in Nietzsche.
Infatti qui Leopardi fa proprie espressioni come "formarsi a suo modo", "crearsi un mondo", che denotano proprio quella vis poietica, creativa, prospettica e nichilista costruttivista che han permesso al poeta e filosofo tedesco di creare La Gaia scienza e al poeta filosofo italiano la Poesia.
Vorrei sottolineare come lei abbia colto un aspetto della problematica, quello della relazione tra riso e scetticismo, che si evince anche dalla discussione del giorno 30 aprile tra i relatori presenti. Importante mi sembra anche sottolineare che la figura del riso costituisce anche una presa di distanza dall'esprit de sérieux della metafisica. Si potrebbe discutere sulla presenza o meno in Leopardi di un riso come espressione della gioia (per esempio in rapporto alle digressioni dell'Elogio degli Uccelli) e c'è senz'altro un aspetto sociale del riso (sia in senso buono sia in senso malvagio) presente ad entrambi gli autori (che però a Negri nel saggio da lei citato non interessa molto). Buona anche l'osservazione che permette di ricollegare il riso come liberazione dalla metafisica e dal suo pensiero rigido alla tematica antiparmenidea (di cui discusse il prof. Biscuso).
RispondiEliminaHo letto veloce. Poi riprenderò con più attenzione, quando avrò un po' più di tempo, il tuo intervento.
RispondiElimina1 "Leopardi nel 1821 sostiene che la condizione di solitudine, di noncuranza dagli affari umani è necessaria al fine di interpretare meglio gli affari medesimi." - per poi poter influire su di essi canalizzandone il flusso.
2 interessante tutto il discorso sul contrasto natura\scienze meccanicistiche. Credo però che il vero genio di Leopardi risulti nel momento sintetico, cioè quando, con l'arte sua, ricrea vivamente e naturalmente il paradosso sollevato dal contrasto sopra detto. Ovvero nel come lo fa e nel perchè, in vista di che, lo fa. Ecco, qui, il riso di Leopardi, si caratterizza per la sua "maturità", ovvero quiete e fermezza, rispetto a quello di Nietzsche che trascina sempre con sé una sorta di malattia idiosincratica destabilizzante, riso nevrotico insomma, la cui arte (non lo penso completamente ma si potrebbe dire anche questo) sta nell'equilibrio (danzante?) tra questa nevrotica eccitazione e il delirio psicotico. In ogni caso niente da togliere al nostro Nietzsche, il risvegliatore di animi, a cui andrà in eterno il nostro affetto e la nostra gratitudine. Ma, per conto mio, preferisco una solitudine umana piuttosto che una titanico-agorgica quale quella prospettata da Nietzsche che, se pur vedeva bene il problema, a mio parere vi è sprofondato dentro, ad esempio esasperando quella sua tendenza alla "pulizia", fino a soccombervi. Il superuomo non esiste. E' solo un modo pomposo per creare un'alternativa simbolica al modello dell'uomo sollevato dalla “scienza” (e, ahimè, sempre più incorporantesi all'umanità). Ma c'è poi davvero bisogno di arrivare a tanto? Leopardi invece, senza pretese e con grande umiltà, mette a tacere davvero ogni vanità concepibile per essere libero di essere un uomo; soprattutto, io credo, per mostrare agli altri una strada, una strada dolorosa, una strada disperata, una strada che però, se intrapresa, porta alla "vera" umanità.
3 per dare l'idea di questa “umanità” e per mio piacere cito un altro poeta:
“Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti
io nel vedere quest'uomo che muore
madre io provo dolore,
nella pietà che non cede al rancore
madre ho imparato l'amore.”
(Fabrizio De Andrè, Il testamento di Tito)
Salve, sono una studentessa all'ultimo anno di liceo classico. Ho in mente un percorso sul "riso" sotto vari aspetti, dove potrei trovare il testo:
RispondiEliminaA. Negri, Il riso di Nietzsche e il riso di Leopardi, in Il riso leopardiano : comico, satira, parodia, atti del IX convegno internazionale di studi leopardiani, Recanati, 18-22 Settembre 1995.
La ringrazio molto
Elisabeth
Il volume è stato pubblicato dall'edizioni Olschki di Fienze nel 1998. Cerchi in una biblioteca di livello nazionale (capoluogo di regione) oppure ricorra al prestito interbibliotecario. Cordiali saluti.
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