A. Lodi presenta la sua relazione che confronta Leopardi, Hume e Schopenhauer sul tema del suicidio.
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giovedì 13 maggio 2010
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Mi sembra importante notare almeno questo: nella riflessione tanto di Hume quanto di Leopardi la questione del suicidio appare legata alla rivendicazione di una libertà razionale della persona rispetto alle convenzioni e superstizioni; il tema non manca in Schopenhauer, ma assume altri contorni in relazione al significato per così dire metafisico del suicidio come tentativo di soluzione del problema del senso della vita. Si potrebbe dire che in Hume Leopardi il suicidio nasce da una constatazione del significato irreversibile del viviere come dolore e sconfitta, mentre Schopenhauer coglie in realtà nel suicidio una forma di sperimentazione filosofico-esistenziale, un tentativo di articolare mediante quel gesto una domanda destinata a rimanere insoluta. Sulla linea schopenhaueriana troveremo Camus ne Il mito di Sisifo, laddove estende alla filosofia e alle sue strategie teoriche la nozione di suicidio, specie dove esse si affannino a cogliere senso e valore nella nullità delle cose quando queste, appunto perché assurde e incomprensibili per i bisogni umani, appaiono trascendere la comprensibilità razionale.
RispondiEliminaFranco Gallo