sabato 24 aprile 2010

Leopardi e Sade: sulla discussione dopo la relazione di V. Morosi

La relazione di V. Morosi, già presentata in abstract e handout in altro post, ha tra l'altro dato luogo a un'interessante scambio di opinioni su due temi: il rapporto tra noia leopardiana e apatia sadiana e la questione del piacere corporale.
Sul primo tema, la noia come desiderio puro di felicità e acuta consapevolezza del bisogno del piacere come non soddisfatto ma non offeso (concezione di Leopardi) è comunque un affetto; l'apatia sadiana, sottolineata da Barthes e Blanchot, sembra invece tentare di spostare il godimento da un piano prettamente fisico-sensuale a uno del tutto intellettuale. Sembrerebbe quasi la realizzazione del piacere come "subietto speculativo", cioè proprio la concretizzazione di quel che Leopardi riteneva impossibile!
Un'altra riflessione è sorta dai presenti in relazione alla localizzazione fisica del piacere: in Sade questo si limita alla débauche, cioè al suo aspetto erotico? O c'è un piacere della corporeità poliedrico e indipendente da quest'ultimo? Riflettendo sulla congiunzione necessaria tra piacere e crimine, in quanto il piacere è ritorno alla natura e trasgressione della legge che lo impedisce (come dice il finanziere Durcet nelle 120 Giornate, in passo che Morosi ha commentato), sembra si possa escludere che esista un piacere diretto e ingenuo della corporeità a contatto con la natura in Sade. O almeno che il libertino ne possa ancora godere con soddisfazione.

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