A. Crisanti ha concluso le sue riflessioni su Croce e Leopardi mettendo opportunamente in evidenza la complessità della lettura crociana laddove identifica la relazione tra elemento poetico e non-poetico nell'opera quasi come alternanza ritmica e strutturale che permette, di fatti, il maggior risaltare dell'espressione lirica. Per quanto la consequenzialità rigida da una posizione teorica precostituita pesi, ciò riscatta almeno parzialmente la lettura crociana a comprensione più organica del testo leopardiano (o almeno di singoli testi).
Nel corso della discussione, si sono toccati i temi dell'incomprensione crociana della varietà dei generi del comico in Leopardi, dovuti sia a ragioni di fondo di ordine ideologico sia a strutture limitanti della sua estetica, in particolare al rifiuto di una valorizzazione della poetica dei generi, e il rapporto tra Croce e De Sanctis, sul quale è prevista una relazione scritta di altro partecipante.
Ovviamente la svalutazione del registro comico ha come effetto precipuo l'analoga svalutazione delle Operette morali.
Seguiranno i documenti di A. Crisanti in prossimo post.
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