sabato 10 aprile 2010

Relazione orale di F. Cavalleri sul tono ironico nelle Operette morali (09.04)

ABSTRACT della relazione orale di F. Cavalleri (seguirà handout)
L'ironia è indubbiamente uno dei tratti peculiari e salienti delle Operette morali, il cui progetto attinge a fonti classiche così come alle moderne forme di scrittura filosofico-letteraria settecentesche.
Il ricorso all'ironia, lungi dall'essere mero artificio retorico, acquista un ruolo cruciale per la comprensione stessa del testo, descritto da Leopardi come “un libro di argomento profondo e tutto filosofico e metafisico, benché scritto con leggerezza apparente” (lettera 494 a A.F.Stella).
La tonalità ironica si esplica pienamente nel tentativo di una riscrittura conflittuale dell'esistente, colto da inediti tagli prospettici, e prende forma come apertura alla possibilità di sempre nuove ri-descrizioni della natura umana e sociale.
Tale istanza ironico-satirica, nel suo valore pienamente filosofico, condivide con le manifestazioni letterarie illuministiche settecentesche svariati aspetti. In primo luogo manifesta la consapevolezza del valore dell'approccio estetico, come alternativa e integrazione al discorso logico-sistematico. In tal senso, Leopardi si pone sulla scia delle scelte comunicative illuministiche, che avevano individuato nel racconto (conte philosophique) un mezzo comunicativo adatto per stimolare un pubblico colto, ma non specialistico, all'accoglimento di problematiche squisitamente filosofiche.
In secondo luogo, Leopardi ricorre all'ironia per realizzare una forma di relazione dialogica con il lettore, continuamente sollecitato alla rielaborazione attiva delle idee e alla riflessione sulle istanze aporetiche che emergono nel testo.
Le Operette morali condividono inoltre l'apertura alla multiprospetticità della rappresentazione, posta in atto mediante inedite inquadrature dei personaggi, e una continua teatralizzazione di idee. Infine, è presente nel testo un chiaro intento critico-demistificatorio, tratto caratteristico dei racconti illuministici e delle opere parodistico-satiriche settecentesche (Pope, Swift, Sterne), volto ad una lucida analisi delle storture della civiltà contemporanea.
Al di là delle ascendenze illuministiche, e delle affinità con le forme di scrittura ironica analizzate, esistono tuttavia tratti peculiari della tonalità ironica leopardiana, totalmente inediti e non ascrivibili ai generi sopra menzionati.
Nelle Operette morali infatti, alla derisione satirica, alla deformazione grottesca, alla distanza ironica si accompagna costantemente l'accento sofferto insito nella scelta di mettere comicamente in scena una verità tragica, che accomuna universalmente l'umanità.
Nelle Operette non è rintracciabile quello sguardo sardonico, acre di denuncia e irrisione, che compare in molti romanzi illuministici, e ancor più nelle opere parodistiche settecentesche, volte a mettere impietosamente a nudo i tratti salienti e contraddittori della modernità.
L'ironia di Leopardi, proprio perché nasce dalla tragica consapevolezza del comune destino umano e cosmico, è conforme al modello ravvisato dal socratico Filippo Ottonieri:“La mia ironia non fu sdegnosa e acerba, ma dolce e riposata”.
Si tratta, in ultima analisi, di una sofferta modalità di riflessione che, attraverso le armi dell'ironia, ambisce a proporre un'aperta e rinnovata problematizzazione intorno alla tragica condizione etica ed esistenziale dell'uomo, come singolo ed in relazione alla società.

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