venerdì 23 aprile 2010

Relazioni del 23.04: M. Virgilio su Leopardi e Montaigne

M. Virgilio, confrontando Leopardi e Montaigne, si è soffermata sulla diversa benché convergente critica della ragione: se Leopardi nega la funzionalità della ragione rispetto alla felicità della specie umana, identificando nella ragione una facoltà che è diventata inutilmente ipertrofica, Montaigne esprime la propria convinzione che le anticipazioni raziocinanti ingombrino inutilmente l'animo con preoccupazioni che trattengono vanamente dalla vita vera e propria. Di qui in entrambi, almeno per un certo periodo, la  teorizzazione di una condizione ingenua della vita che, anche se non priva di contraddizioni e sofferenze, è meno contraddittoria della sofferenza e della malvagità dei moderni.
Nel corso della discussione si sono commentate in particolare alcune pregnanti espressioni della Storia del genere umano relative all'inquieta, insaziabile, immoderata natura umana che hanno animato una vivace riflessione sull'antropologia leopardiana. L'uomo, costituito per sua natura nello squilibrio del desiderio rispetto alla sua realizzazione, non è semplicemente dotato di ragione a compensazione della propria mancanza di istinti adattativi naturali che lo simbiotizzino ad un ambiente, ma perché la ragione in fondo non è altro che l'espressione diretta di quello squilibrio tendente all'infinito che è un elemento affettivo di base della nostra natura. In ciò Leopardi è un moderno lontano dall'equilibrio montaigniano, e non sembra mai pensare ad un uso disciplinato della ragione che ne parzializzi gli effetti, bensì alla necessità di contrastarne gli effetti con una potente controparte emotiva: fattore, questo, che lo differenzia anche da Spinoza.
Altro tema significativo della discussione è emerso in relazione alla lettura leopardiana del rapporto tra romantico e classico, soprattutto in rapporto all'idea di un classicismo che non è nell'ordine dell'imitazione dello stile squisito della letteratura, ma in quello di una modalità di rinnovata curiosità e disponibilità dello sguardo al mondo e alla natura contrapposta alla disillusione moderna.
Segue in prossimo post abstract e relazione di M. Virgilio.

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