martedì 13 aprile 2010

Relazione sul riso leopardiano di L. Panzeri: abstract e testo

L. Panzeri: relazione sul riso leopardiano

Abstract
Il riso in Leopardi assume una duplice importanza: da un lato il comico viene utilizzato come registro stilistico, dall’altro viene riconosciuto come forma di ammaestramento morale. Il fine che Leopardi si propone di ottenere con le “armi del ridicolo” è quello di scuotere gli animi e rinvigorire le conoscenze. Le Operette morali racchiudono le diverse sfaccettature di registri stilistici ironici (comico, satira, parodia) con un intento elevatore, cioè con la volontà di far riflettere il lettore. Il riso in Leopardi è sempre un riso amaro, che svela le illusioni e mette dinnanzi alla disperazione della vita. Chi ha il coraggio di ridere ha il coraggio di morire. Ciò che in fondo si scopre è che non c’è niente da ridere.

testo completo (si ringrazia www.agenziaimpronta.net per l'hosting del file)

1 commento:

  1. Avrei qualche riserva sul fatto che il riso sia SEMPRE amaro. Ma sono d'accordo sul fatto che NON ci sia niente da ridere, anche perché l'unica volta che Leopardi termina un abbozzo di sistema organico sul "pessimismo cosmico" finisce per dire che se ne dovrebbe occupare un "filosofo indiano" o simili; ma "cosa certa o non da burla" è che la vita fa soffrire, il che spiega perché da ridere ci sia appunto ben poco. Vedi Zibaldone 4174-75.

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