Pensieri, XIII:
«Bella ed amabile illusione è quella per la quale i dì anniversari di un avvenimento, che per verità non ha a fare con essi più che con qualunque altro dì dell'anno, paiono avere con quello un'attinenza particolare, e che quasi un'ombra del passato risorga e ritorni sempre in quei giorni, e ci sia davanti: onde è medicato in parte il tristo pensiero dell'annullamento di ciò che fu, e sollevato il dolore di molte perdite, parendo che quelle ricorrenze facciano che ciò che è passato, e che più non torna, non sia spento né perduto del tutto. Come trovandoci in luoghi dove sieno accadute cose o per se stesse o verso di noi memorabili, e dicendo, qui avvenne questo, e qui questo, ci reputiamo, per modo di dire, più vicini a quegli avvenimenti, che quando ci troviamo altrove; così quando diciamo, oggi è l'anno, o tanti anni, accadde la tal cosa, ovvero la tale, questa ci pare, per dir così, più presente, o meno passata, che negli altri giorni. E tale immaginazione è sì radicata nell'uomo, che a fatica pare che si possa credere che l'anniversario sia così alieno dalla cosa come ogni altro dì: onde il celebrare annualmente le ricordanze importanti, sì religiose come civili, sì pubbliche come private, i dì natalizi e quelli delle morti delle persone care, ed altri simili, fu comune, ed è, a tutte le nazioni che hanno, ovvero ebbero, ricordanze e calendario. Ed ho notato, interrogando in tal proposito parecchi, che gli uomini sensibili, ed usati alla solitudine, o a conversare internamente, sogliono essere studiosissimi degli anniversari, e vivere, per dir così, di rimembranze di tal genere, sempre riandando, e dicendo fra sé: in un giorno dell'anno come il presente mi accadde questa o questa cosa.»
Il pensiero leopardiano, da riconnettersi certamente alla nota Operetta del 1832 Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere, introduce il tema dell'illusione come forma prospettica, quasi allucinatoria, mediante la quale l'uomo riesce a recuperare senso e varietà alla monotonia dolorosa della natura, della vita e del loro decorso. Il modesto venditore di almanacchi, indifeso di fronte alle garbate e irrefutabili precisazioni del suo interlocutore di passaggio, è costretto ad ammettere che non vi sono anni, fatti o eventi di cui festeggerebbe la ricorrenza come felici. Vendere almanacchi, cioè calendari, risulta inutile perché non ci sono fatti da ricordare e festeggiare. Come essere anche solo per un piccolo periodo di tempo felici e avidi del futuro, visto che il venditore ormai vuole solo una "vita a caso", senza progetti e scopi?
Una risposta si trova nel Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez, una risposta che si riallaccia alla tematica dell'attivismo ma che non si allinea completamente alla glorificazione dell'individualismo attivistico della modernità.
Eccovi un tema per una nuova esercitazione...
Una risposta si trova nel Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez, una risposta che si riallaccia alla tematica dell'attivismo ma che non si allinea completamente alla glorificazione dell'individualismo attivistico della modernità.
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