giovedì 25 marzo 2010

Tedio del vivere o piacere dell'esistenza? Leopardi e Genovesi

Una proposta significativa di esercitazione consiste nel mettere la teoria leopardiana del piacere a confronto con un'altra significativa riflessione complessiva sul tema, quella del filosofo illuminista italiano Antonio Genovesi.
Nelle sue Meditazioni filosofiche (digitalizzate interamente da Google Books e leggibili online: link) Genovesi espone una dottrina del piacere che sembra andare nella direzione diametralmente opposta a quella del Tasso leopardiano: mentre in quest'ultimo appare la figura della sensazione della propria vita come "noia":
«Genio Che cosa è la noia?
Tasso Qui l’esperienza non mi manca, da soddisfare alla tua domanda. A me pare che la noia sia della natura dell’aria: la quale riempie tutti gli spazi interposti alle altre cose materiali, e tutti i vani contenuti in ciascuna di loro; e donde un corpo si parte, e altro non gli sottentra, quivi ella succede immediatamente. Così tutti gl’intervalli della vita umana frapposti ai piaceri e ai dispiaceri, sono occupati dalla noia. E però, come nel mondo materiale, secondo i Peripatetici, non si dà vòto alcuno; così nella vita nostra non si dà vòto; se non quando la mente per qualsivoglia causa intermette l’uso del pensiero. Per tutto il resto del tempo, l’animo considerato anche in se proprio e come disgiunto dal corpo, si trova contenere qualche passione; come quello a cui l’essere vacuo da ogni piacere e dispiacere, importa essere pieno di noia; la quale anco è passione, non altrimenti che il dolore e il diletto.
Genio E da poi che tutti i vostri diletti sono di materia simile ai ragnateli; tenuissima, radissima e trasparente; perciò come l’aria in questi, così la noia penetra in quelli da ogni parte, e li riempie. Veramente per la noia non credo si debba intendere altro che il desiderio puro della felicità; non soddisfatto dal piacere, e non offeso apertamente dal dispiacere. Il qual desiderio, come dicevamo poco innanzi, non è mai soddisfatto; e il piacere propriamente non si trova. Sicché la vita umana, per modo di dire, e composta e intessuta, parte di dolore, parte di noia; dall’una delle quali passioni non ha riposo se non cadendo nell’altra. E questo non è tuo destino particolare, ma comune di tutti gli uomini.»
da collegare anche alla tesi precoce dello Zibaldone circa il rapporto tra assuefazione e spegnersi del piacere (Zibaldone, 166), in Genovesi si afferma senz'altro il piacere del sentire la propria esistenza. Ma quali argomenti utilizza Genovesi? E perché di tutti i punti della sua dissertazione Leopardi discute proprio il paragrafo 12 della Meditazione I (Zibaldone, 3511)? Che rapporto ha questa scelta con l'interpretazione del tempo, del tedio e con le analisi svolte nel Dialogo di un Fisico e di un Metafisico?

Nessun commento:

Posta un commento